RECENSIONE "ELSA MORANTE"

 

AUTORE: Elsa Morante

TITOLO: La Storia

CASA EDITRICE: Einaudi

CITTà: Borgaro (Torino)

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1997

PAGINE: 649

COSTO: 13 euro

GENERE DEL LIBRO: Romanzo storico

BIOGRAFIA AUTRICE: Nasce a Roma il 18 agosto del 1912: figlia di Irma Poggibonsi, maestra elementare ebrea, e di Francesco Lo Monaco. Cresce tuttavia in casa del padre anagrafico Augusto Morante, istitutore in un riformatorio per minorenni. Alla fine degli studi liceali, lascia la famiglia e va a vivere per conto proprio; ma la mancanza di mezzi economici la costringe ad abbandonare la facoltà di Lettere. Negli anni Trenta vive infatti da sola, mantenendosi con la redazione di tesi di laurea, dando lezioni private d’italiano e latino, e in seguito collaborando a riviste e a giornali, tra cui il «Corriere dei Piccoli». Tra il 1939 e il 1941, inoltre, lavorerà assiduamente per il settimanale «Oggi». Nel 1936 conosce, tramite il pittore Capogrossi, Alberto Moravia che sposerà nel 1941. Nel '41 viene pubblicato anche il suo primo libro, Il gioco segreto, in cui è raccolta una piccola parte della vasta produzione narrativa destinata ai giornali; mentre l'anno successivo appare il libro di fiabe Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina, illustrato della stessa Morante. Le sue personali e familiari inquietudini, il suo appassionato gusto della finzione emergono già nel Diario, redatto dal 19 gennaio al 30 luglio 1938, ma pubblicato solamente nel 1990.
Con Moravia vive prima ad Anacapri e poi a Roma, in unpiccolo appartamento in via Sgambati, dove nel 1943 inizia a scrivere il suo primo romanzo Menzogna e sortilegio, interrompendone tuttavia la stesura per seguire il marito, indiziato di antifascismo, sulle montagne di Fondi, in Ciociaria. Nell'estate del '44 ritorna a Roma, ma intanto il suo complicato e difficile rapporto con Moravia alterna momenti di comunicazione intensa ad altri di distacco e malessere. In Elsa Morante, infatti, il bisogno di autonomia contrasta con una forte esigenza di protezione e di affetto. Allo stesso modo desidera e rifiuta la maternità, a cui rinuncia, ma di cui rimpiange, al tempo stesso, la possibilità perduta.
Nel 1948, dopo un primo viaggio in Francia e in Inghilterra, esce Menzogna e sortilegio, con cui vince il premio Viareggio. Moravia e la Morante, con il migliorare della loro situazione economica, si trasferiscono in un attico in via dell'Oca, che ben presto diverrà uno dei più frequentati ritrovi del mondo intellettuale romano. Nei primi anni Cinquanta la Morante tiene un nuovo diario, che presto interrompe. Collabora con la Rai, viaggia, scrive il racconto Lo scialle andaluso e lavora alla redazione del suo secondo romanzo L'isola di Arturo, che esce con notevole successo nel 1957, vincendo il premio Strega. Subito dopo visita con una delegazione culturale L'Unione Sovietica e la Cina. Nel 1959, durante un viaggio negli Stati Uniti, conosce il giovane pittore newyorkese Bill Morrow, con cui instaura un'intensa amicizia. Viaggia con Moravia in Brasile e l'anno successivo, insieme anche a Pasolini, si reca in India. Nel 1962 si separa definitivamente dal marito e vive la tragica esperienza della morte dell'amico Bill Morrow, precipitato nel vuoto da un grattacielo. Gli anni successivi sono assai drammatici per la Morante, che pur continuando a viaggiare (in Andalusia, in Messico, nel Galles), appare tormentata dall'ossessione della morte del suo giovane amico e dalla minaccia della vecchiaia. Non solo, ma nella conferenza del 1965 Pro e contro la bomba atomica (uscita da Adelphi nel 1987) e nelle poesie de Il mondo salvato dai ragazzini (1968), si rileva anche una nuova forte inquietudine per i pericoli che minacciano l'umanità insieme ad un nuovo desiderio di intervento sul mondo. Nel 1974 esce, ottenendo un immenso successo popolare, ma suscitando diverse polemiche e riserve, il suo terzo romanzo La storia. Nel 1976 inizia la stesura del suo ultimo romanzo Aracoeli, che porterà a termine e pubblicherà solamente nel 1982. Dopo aver subito un intervento chirurgico, trascorre gli ultimi anni di vita a letto, non potendo più camminare. Nell'aprile del 1983 tenta il suicidio aprendo i rubinetti del gas, ma viene salvata da una domestica. Dopo un nuovo intervento chirurgico rimane in clinica, a Roma, dove muore d'infarto il 25 novembre del 1985.

SINTESI DEL RACCONTO: Concepito e scritto in tre anni, la Storia, il più celebre e discusso tra i romanzi di Elsa Morante suscita, fin dal suo apparire, calorosi consensi ma anche vivaci reazioni polemiche. La vicenda prende luogo a Roma nel quartiere San Lorenzo nel gennaio del 1941 quando l’insegnante elementare Ida Ramundo, vedova Mancuso e madre di Nino, viene violentata da un giovane soldato tedesco, un ragazzo incosciente e al tempo stesso melanconico e spaventato. In seguito a questa violenza, Ida scopre di essere incinta e partorisce in segreto, grazie all’aiuto della levatrice ebrea Ezechiele, un maschietto che chiamerà Giuseppe (Useppe).Ida vive con i figli in un piccolo alloggio ed è terrorizzata all'idea che la sua origine ebrea, da parte di madre, sia scoperta. La donna infatti si riconosce maggiormente nel ruolo della madre ed ogni sua azione o gesto ha come meta finale i suoi figli. Quando inizia la lotta armata Nino abbandona gli studi liceali e riesce ad entrare a far parte delle squadriglie fasciste partendo per il fronte e lasciando la madre, il piccolo Useppe e Blitz un cane raccolto un po' di tempo addietro proprio da lui. Per far accogliere Bliz da Ida, Nino aveva dovuto lottare. Purtroppo iniziano i bombardamenti e durante un'incursione aerea, la casa viene distrutta e Blitz muore. Ida e Useppe si trasferiscono grazie all’aiuto dell’oste Remo in uno stanzone a Pietralata, dove vivranno con il Signor Giuseppe Cucchiarelli (Eppetondo), il giovane anarchico Davide Segre nascosto sotto il falso nome di Carlo Vivaldi e i "Mille", una famiglia napoletana molto numerosa, tra i quali spicca la giovane personalità di Carulì ragazza-madre delle gemelline Rosa e Celeste. Nino, da quando era partito diede pochissime notizie di sé. Nella sua vita c’erano stati parecchi cambiamenti e primo fra tutti l’essere diventato partigiano. Ritornato dal fronte, ritrova i suoi cari ma dopo poco tempo riparte con Giuseppe e Davide anche loro decisi a consacrarsi alla vita da “partigiano” per combattere il fascismo. Più tardi Ida e Useppe trovano ospitalità presso la famiglia Marocco, e solo tramite l'oste Remo hanno notizie di Nino che ormai vedono sempre più di rado. La guerra finalmente termina e Ida riesce ad affittare un piccolo appartamento con i pochi risparmi che è riuscita a conservare; ben presto torna anche Nino che porta con se un cane, un pastore maremmano di nome Bella.
Nino diventanto borsaro nero, purtroppo muore in un incidente con il suo camion carico di merci di contrabbando inseguito dalla polizia e Bella diventa amica inseparabile di Useppe assumendo una funzione di “tata”. Il cane curato nei minimi dettagli da Nino verrà in seguito trascurato nelle cure prendendo il soprannome dai bambini del vicinato di “pelo zozzo”. I due fanno lunghe passeggiate e spesso fanno visita a Davide, al quale Useppe rimane particolarmente legato e che preso dalle disperazione inizierà a drogarsi morendo per overdose. Nel frattempo Ida continua il suo duro lavoro d’insegnante elementare sempre con il timore di essere licenziata. Useppe, cresciuto esile e minuto inizia ad avere i sintomi del "grande male" (l’epilessia) malattia eredita dalla madre che lo porterà alla morte all’età di appena 6 anni nel maggio del 1947 e Ida, piccola donna mite e indifesa, impazzita dal dolore per non essere riuscita ad evitare la morte prematura del figlioletto, entrerà nel tunnel della follia, morendo nove anni dopo.

TEMI TRATTATI: Romanzo strettamente legato alle vicende della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra (dal 1900 al 1947). Il tema principale è sicuramente il rapporto madre-figlio vissuto in un contesto storico non facile e per altro frutto di una violenza.

PERSONAGGI:
IDA RAMUNDO: Maestra di scuola elementare di origine miste, una donna mite e indifesa segnata anche dalla morte per cancro del marito Alfio, dal quale ebbe un unico figlio Nino. Ci viene presentata con i capelli ricci e neri che incominciavano a diventare bianchi, il corpo smunto, ma il viso simile a quando era bambina con le labbra sporgenti. Una persona di indole umile e chiusa nella sua timidezza e nelle sue paure che la impedivano anche di farsi conoscere dagli abitanti del suo quartiere.
Lei soffre tutti i dolori senza averne alcun compenso. La sua unica preoccupazione è la sopravvivenza e la difesa dei suoi figli perchè, come in ogni ebreo perseguitato,il sentimento predominante è quello della paura. Ella non si sente a suo agio se non nelle situazioni più elementari della società: la famiglia, perché fondata su istinti naturali e poi la scuola.
Non comprende appieno il mondo dei grandi perchè in fondo lei stessa è rimasta una bambina.
Ida si riconosce maggiormente nel ruolo della madre ed ogni sua azione o gesto ha come meta finale i suoi figli. Dopo la morte dei figli, la sua persona è destinata a soccombere di fronte al male della Storia.

USEPPE: Giuseppe rinominato Useppe, figlio anch’esso di Ida, dagli occhi azzurri e dai capelli ricci neri. Essendo stato concepito durante uno stupro, la madre cercò di tenerlo nascosto il più possibile per timore del parere altrui, e così Useppe passò la prima parte della sua breve vita chiuso in casa. Nasce con gli occhi ben aperti sul mondo, tutto lo interessa, tutto lo appassiona. A causa della guerra cresce gracile e minuto tra gli stenti e la fame di una Roma occupata e perciò rimase sempre esile e deboluccio. Nonostante ciò il bambino mostra sempre una grande voglia di vivere ed legato in maniera particolare al fratello maggiore Ino. Useppe morirà stroncato da una grave forma di epilessia che l’autrice chiama “Il Grande Male”.

NINO: Antonio, solitamente chiamato Nino, Ninarieddu o Ninuzzo, e dal fratellino anche Ino è il primogenito di Ida ed è un ragazzo forte, autonomo, deciso, rivoluzionario, pronto a sacrificare la propria vita per i suoi ideali. Viene descritto con i capelli riccioli neri e con un corpo che nonostante i muscoli sembrava quello di un adolescente. Tra lui e Useppe c’è un amore incontenibile, pur essendo tanto diversi: ciò che li accomuna è l’amore per la vita. Lascia gli studi liceali per entrare a far parte delle squadriglie fasciste, ma poi partigiano e borsaro nero morirà in seguito ad un incidente stradale. Nino è fatto per l’avventura, per la novità e si butta a capofitto in ogni cosa: nella conquista di Roma come nell’amore, nell’avventura partigiana come nel contrabbando. La guerra per lui è un gioco al quale deve assolutamente partecipare, spinto anche dall’idea che sia scritto nelle stelle che nulla di male gli può accadere.

DAVIDE SEGRE: Questo personaggio entra in scena come Carlo Vivaldi il suo vero nome si scoprirà più in la sarà quello di Davide Sagre giovane studente ebreo di Mantova, di famiglia borghese, anarchico non violento, il quale, scampato miracolosamente alla deportazione e costretto dagli eventi a partecipare attivamente alla lotta partigiana, morirà infine vittima della droga. Nel romanzo si mostra come una persona chiusa, ambigua, dove gli orrori della storia hanno segnato molto della sua vita facendo sorgere in lui anche una sorta di eterno pessimismo.

NORA ALMAGIA E GIUSEPPE RAMUNDO: Sono i genitori di Ida. La madre, Nora Almagia, era una maestra elementare di origine ebra, ma, per timore delle leggi razziali era solita cambiare l’accento del suo cognome da Almagià ad Almagìa, sperando così di camuffarlo in semplice cognome padano.
Ella proveniva infatti, da Venezia, dalla quale se ne andò dopo aver ottenuto una cattedra a Cosenza, e qui conobbe suo marito.
Giuseppe Ramando proveniva da una famiglia contadina nell’estremo sud calabrese, anche lui insegnava in una scuola elementare ma, al contrario della moglie, pacata e riservata, lui, seppure in privato accompagnato da qualche bicchieri di vino di troppo, ostentava una fede anarchica.

GUNTHER: Giovane soldato tedesco responsabile della violenza di Ida e della nascita di Useppe.

EPPETONDO: Giuseppe Cucchiarelli anziano signore romano comunista proprietario di due canarini Peppiniello e Peppiniella e di una gatta Rosella, tutti nomi derivati dal suo forte orientamento politico.

I MILLE: Numerosa famiglia napoletana che vivranno insieme ai due protagonisti nello stanzone di Pietralata.

MARROCCO: Famiglia romana dove Ida e Useppe al termine della guerra alloggeranno per un breve periodo.

GLI EBREI DEL GHETTO: la levatrice Ezechiele, la famiglia di Segni, Vilma.

PIERO SCIMò: Ragazzino evaso dal riformatorio che Useppe avrà modo di conoscere in seguito alle sue passeggiate in compagnia di Bella al lago.

GIUDIZIO SUL LIBRO: Un libro che si inquadra in un particolare momento storico. Il linguaggio è essenziale e molto semplice ricco di forme e parole appartenenti ad un linguaggio popolare ma allo stesso tempo forte e realistico. Inoltre all’interno del romanzo l’autrice ha preferito l’utilizzo di parti narrative ma soprattutto riflessive limitando le parti dialogate a poche battute coincise. Il narratore narra le vicende in terza persona e vi è la presenza di molto flashback.

RIFLESSIONI PERSONALI: Nonostante il romanzo sia molto lungo e, in alcune sue parti lento noioso,è interessante poiché introduce un nuovo concetto di storia, non come la interpretano gli storici ma come in realtà l’ha vissuta la gente comune, ovvere le cosiddette “vittime”. Infatti la scrittrice narra delle vicende drammatiche ma molto vicine alla realtà. E da qui penso che derivi la scelta della Morante di intitolare la Storia con l’iniziale maiuscola, perché la storia non sono solo le battaglie, i conflitti, le lotte, ma è tutto ciò che la gente ha dovuto patire.
Il significato più importante di questo libro è, quindi racchiuso nel titolo, in quella "S" maiuscola che narra le vicende di chi, a causa della guerra e del dolore, ha perso la propria identità, ha perso la propria storia.
Questo romanzo mi ha colpito profondamente, in quanto mostra la fragilità umana che affiora dopo aver perso ogni bene e ogni scopo per vivere, proprio come è successo a Ida che, dopo aver perso l'unico figlio rimastole, impazzisce per il troppo dolore. In questo libro traspare il bene esasperato per un figlio anche se nato da una violenza, il coraggio di questa donna nel cercare di affrontare la vita, la forza di non mangiare per dare la possibilità al piccolo di avere un boccone in più, l’amore di una grande donna verso la cosa più preziosa che la vita gli è riuscita a dare…Useppe.