Dalla bomba alla guerra fredda

LA SCONFITTA DEL GIAPPONE

Nella primavera del 1945 la guerra era ormai finita in Europa, ma proseguiva nell’Oceano Pacifico. I Giapponesi resistevano accanitamente affidandosi anche ai kamikaze, piloti suicidi che si lanciavano sulle navi nemiche con aerei carichi di esplosivo. Ma nemmeno il sacrificio dei kamikaze poteva ribaltare le sorti di un conflitto che vedeva il Giappone militarmente sconfitto.
Il 12 aprile 1945 il presedente americano Roosevelt morì e gli succedette Harry Truman.
Egli decise di piegare definitivamente il Giappone usando la bomba atomica, un’arma devastante realizzata poco tempo nei laboratori americani. Lo scopo era anche quello di dimostrare al mondo la superiorità militare raggiunte dagli Stati Uniti.
Il 6 agosto 1945 una bomba atomica rase quasi completamente al suolo la città giapponese di Hiroshima.
Il 9 agosto fu la volta di Nagasaki. Il giorno prima, l’8 agosto, l’Unione Sovietica aveva dichiarato guerra al Giappone.
Al Giappone non restava la resa senza condizioni, che venne firmata il 2 settembre 1945. Era la fine della seconda guerra mondiale. Il bilancio conclusivo del conflitto fu di circa 50 milioni di morti, oltre a un numero imprecisato di feriti e di dispersi.

LA NASCITA DELLA BOMBA E L’ATTACCO AL GIAPPONE

Fra gli anni Venti e gli anni Trenta alcuni scienziati di diversi paesi, tra cui l’italiano Enrico Fermi, approfondirono gli studi sull’atomo che erano stati avviati all’inizio del Novecento. Intorno al 1939, l’anno in cui scoppiò la guerra, gli scienziati arrivarono alla conclusione che dalla divisione del nucleo dell’atomo di uranio si sprigionava energia. Questa energia si poteva moltiplicare se i neutroni liberati dalla prima divisione avessero colpito altri nuclei di atomi di uranio. Si sarebbe creata cioè quella che viene definita <<reazione a catena>>.
Nel 1942 gli Stati Uniti diedero vita al <<Progetto Manhattan>> per la costruzione di una bomba atomica. Furono chiamati a contribuire a questo progetto molto illustri scienziati che vennero riuniti a Los Alanos, nel Nuovo Messico.
Nel mese di maggio del 1945 si costituì negli Stati Uniti una commissione che doveva discutere l’utilizzo della bomba atomica. La commissione era presieduta dal ministro della Guerra Stimson. Si affermò subito la convinzione che la bomba potesse servire per impressionare tutto il mondo e per dimostrare la superiorità militare degli Stati Uniti. Due mesi dopo, il 16 luglio 1945, ad Alamogrado, nel deserto del Nuovo Messico, venne fatta esplodere la prima bomba atomica della storia. L’avvenimento venne tenuto segreto.
Il giorno dopo il presidente Truman ricevette un telegramma che diceva: <<Bimbi nati in modo soddisfacente>>. Si trattava di un messaggio cifrato che annunciava la riuscita dell’esperimento.
Agli inizi della seconda guerra mondiale Hiroshima era una città industriale di medie dimensioni. Durante il conflitto non subì bombardamenti, perciò nel 1945 i suoi edifici erano integri.
Gli americani decisero di sganciare la bomba atomica proprio lì perché offriva la possibilità di verificare meglio gli effetti distruttivi della nuova arma.
Il 6 agosto 1945 il bombardiere americano Enola Gay sganciò Little Boy, cioè <<ragazzino>> come era stata chiamata la bomba. La scelta della data del 6 agosto si basò sul fatto che nei giorni precedenti diverse nubi stratificate coprivano la città, mentre il giorno dell'attacco il tempo era ottimo. Tutti i dettagli, la pianificazione precisa della tabella di volo, la bomba di gravità, l'armamento della bomba con i suoi 60 kg di uranio-235, tutto venne studiato nei minimi dettagli, e tutto si svolse così come era stato stabilito a tavolino.
L’atomica cadde su Hiroshima alle ore 8,16 minuti e 8 secondi. Aveva una potenza terrificante, pari a 13000 tonnellate di tritolo.
30 000 persone, che si trovavo nel raggio di un chilometro dal luogo dell’esplosione, furono immediatamente incenerite. Nei sette secondi successivi morirono 50 000 persone che si trovavano in un raggio di 2 chilometri e mezzo. Contemporaneamente tutti gli edifici situati nel raggio di 3 chilometri dall’esplosione furono rasi al suolo. Dalla terra si alzò un’immensa colonna di fumo e polvere che in tre minuti raggiunse l’altezza di 9000 metri. Nei minuti seguenti la colonna giunse a 17 000 metri e si allargò nella parte superiore, assumendo la forma caratteristica del <<fungo atomico>>.
Ciò che restava della città era devastato dagli incendi e da una terribile bufera di vento rovente, causata dallo spostamento di aria determinato dall’esplosione. Più tardi iniziò una strana pioggia fangosa: erano le scorie radioattive che ricadevano sul suolo. L’80% degli edifici della città fu distrutto. Complessivamente persero la vita più di 100 000 persone, ma moltissimi feriti moriranno in seguito e migliaia di persone patirono per decenni le conseguenze delle radiazioni.
Il 9 agosto 1945, nel dare al mondo l’annuncio ufficiale dell’uso della bomba atomica, il presidente Truman dichiarò che avrebbero continuato ad usarla sino al totale annientamento della potenza giapponese. In quello stesso giorno una seconda bomba atomica venne sganciata su Nagasaki, provocando circa 60 000 vittime. La città di Nagasaki era uno dei maggiori porti del Giappone meridionale, di grande importanza bellica a causa delle sue diversificate attività industriali, che spaziavano nella produzione di munizioni, navi, equipaggiamenti militari e altri materiali bellici.

La guerra era finita davvero: il 15 agosto l’imperatore Hirohito offrì agli Alleati la resa senza condizioni e il 2 settembre firmò la capitolazione. La decisione di usare la bomba atomica fu dettata, al di là della motivazione ufficiale addotta da Truman, anche da motivi politici, cioè dal desiderio di affermare la preminenza degli Stati Uniti nell’assetto mondiale del dopoguerra. Si stava aprendo lo scenario della <<guerra fredda>>.

LA GUERRA FREDDA

La seconda guerra mondiale provocò un’immensa carneficina. L’Europa uscì dalla guerra in condizioni disastrose:
1. l’economia aveva subito danni incalcolabili: le industrie erano state in gran parte distrutte, mancavano le materie prime e il denaro necessario alla ripresa. Ferrovie, strade, ponti, porti, in quanto obiettivi militari, o erano stati distrutti o avevano subito gravi danni;
2. molte città erano state devastate dai bombardamenti e numerose erano le persone rimaste senza casa;
3. anche l’agricoltura era in ginocchio. Di conseguenza, i principali beni alimentari erano ovunque razionati, con l’inevitabile conseguenza dello sviluppo del mercato nero.
Questo mondo stremato era dominato dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica: vincitrici delle guerra, queste due superpotenze sovrastavano tutte le altre per forza economica e militare, ma erano distanti tra loro ideologicamente.
Su impulso americano venne decisa la costituzione di una nuova organizzazione internazionale. Fondata il 24 giugno 1945, con la firma dell’Accordo di San Francisco, fu chiamata ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite).
Come sede venne scelta New York, nel celebre Palazzo di Vetro.

L’ONU si proponeva lo stesso obiettivo della Società delle Nazioni, nata alla fine della prima guerra mondiale: un futuro di pace e prosperità.
Lo statuto dell’ONU fu l’espressione di due diverse concezioni: quella utopistica, che si richiamava ai principi di libertà dei popoli e di uguaglianza fra le nazioni sostenuti da Wilson dopo la prima guerra mondiale; e quella realistica, espressione della visione di Roosevelt, che riteneva necessario, per governare il mondo, costituire un <<direttorio>> formato da potenze vincitrici.
L’aspetto utopistico è presente nell’Assemblea Generale degli Stati membri che ha il potere di adottare, a maggioranza semplice, delle <<risoluzioni>> non vincolanti.
L’aspetto realistico lo ritroviamo nel Consiglio di Sicurezza. Si tratta di un organo costituito da 15 membri: 5 permanenti e con diritto di veto e 10 eletti a turno. Il Consiglio di Sicurezza ha il potere di adottare, in caso di crisi internazionali, decisioni vincolanti per gli Stati e può decidere anche l’intervento armato (le truppe che operano per l’ONU sono dette caschi blu).

Ispirato invece al principio di solidarietà è il lavoro svolto dalle agenzie dell’ONU, come la FAO che ha sede a Roma, e l’UNESCO.

Fra il luglio e l’ottobre 1946 si svolse a Parigi la Conferenza di pace. Ma in realtà il futuro dei vari territori non fu deciso tanto dalle trattative, quanto dalle occupazioni militari.
A Parigi non fu neanche possibile trovare un’intesa per definire la nuova sistemazione della Germania. Il paese così venne diviso in due parti che corrispondevano ai territori occupati dagli eserciti:
• a ovest, nella zona controllata dagli Anglo-Americani, nacque le Repubblica Democratica Tedesca: uno Stato democratico alleato delle potenze occidentali;
• a est, nella zona occupata dall’Armata Rossa, si costituì la Repubblica Democratica Tedesca: uno Stato comunista alleato dell’unione sovietica.
Anche Berlino venne divisa in due parti:
• Berlino est, controllata dai Sovietici;
• Berlino Ovest, formata dalle tre zone controllate rispettivamente da Americani, Inglesi e Francesi.
Dopo la guerra, l’Austria tornò a essere indipendente; ma fino al 1955 restò divisa in 4 zone occupate da Sovietici, Inglesi, Francesi e Americani.
L’Unione Sovietica recuperò alcuni territori che aveva perso con la prima guerra mondiale e ottenne altri compensi dalla Finlandia, dalla Cecoslovacchia e dalla Romania.
L’Italia perse tutte le colonie, cedette alla Francia due comuni di confine e alla Iugoslavia la Dalmazia e l’Istria.
Trieste fu divisa in due zone, una controllata dagli Anglo-Americani e l’altra dalla Iugoslavia. Solo nel 1954 la città tornò all’Italia.
Il Giappone restò sotto l’occupazione militare americana fino al 1951, quando ottenne nuovamente l’indipendenza.
Le occupazioni militari risultano decisive anche per l’organizzazione interna degli Stati.
Per controllare Stalin nell’Europa orientale sarebbe stata necessaria una nuova guerra: ma non era neanche immaginabile per l’opinione pubblica americana. Tra il 1945 e il 1948 Stalin impose il sistema comunista in tutti i paesi dell’Europa orientale, che divennero così Stati satelliti
dell’Unione Sovietica. In questo quadro si inserisce la creazione del cosiddetto Cominform, l’ufficio d’informazione dei partiti comunisti europei e garantire lo scambio di notizie.
Nel contempo, l’Unione Sovietica riuscì a ottenere anche un notevole vantaggio economico nei paesi che aveva posto sotto il proprio controllo alla fine della guerra:
• Innanzitutto richiese il pagamento dei danni di guerra a quei paesi che aveva combattuto;
• Poi requisì i beni definiti ex tedeschi;
• Infine impose il pagamento del trasporto delle truppe sovietiche e del loro mantenimento.
Dopo la guerra contro il nemico nazista, le differenze tra i paesi dell’Occidente e l’Unione Sovietica non potevano più essere nascoste.
Il 5 marzo 1946, Winston Churcill, non più premier inglese ma sempre personalità di enorme prestigio, pronunciò un discorso diventato famoso: << Da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico, una cortina di ferro è caduta sul continente>>.
Questa cortina separava nettamente il <<mondo libero>> da quello comunista.
Stalin temeva che i paesi capitalisti avrebbero aggredito l’Unione Sovietica e la politica americana cambiò nettamente quando morì Roosevelt. Latente fino ad allora, la rivalità esplose con l’elezione di Harry Truman.
In un celebre discorso del 1947 Truman espresse la sua visione del mondo, passata alla storia come dottrina Truman.
Secondo Truman, dunque, i partiti comunisti europei non si rafforzarono solo grazie al sostegno dell’Unione Sovietica, ma anche a causa della grave situazione economica. Gli Americani quindi, dovevano appoggiare i partiti anticomunisti e aiutare l’Europa nella difficile ricostruzione della loro economia. Gli Americani , quindi, dovevano appoggiare i partiti anticomunisti e aiutare l’Europa nella difficile ricostruzione della loro economia.
Per sostenere i paesi europei, Truman fece organizzare un grande programma di aiuti. Nel 1947, il generale Marshall, segretario di Stato, propose alle nazioni europee un aiuto economico di grande respiro.
Noto come piano Marshall, il programma di aiuti americani, per una cifra globale di quasi 14 miliardi di dollari. Entrò in funzione nel 1948 e durò fino al termine del 1951.
Sempre nel 1947, Andrej Zdanov, considerato l’ideologia di Stalin, rispose alla dottrina Truman e al piano Marshall con un discorso in cui denunciava l’espansionismo degli stati Uniti e concludeva affermando la necessità che i paesi comunisti costituissero tra loro un blocco in grado di contrapporsi ai paesi capitalisti. Nel 1949 l’Unione Sovietica promosse la costituzione del COMECON, al quale aderirono, oltre all’Unione Sovietica, la Bulgaria, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Romania, l’Ungheria e l’Albania. L’obiettivo era quello di costruire una grande alleanza economica dei paesi comunisti.
Sempre nel 1949 è l’anno di fondazione della Repubblica Popolare Cinese, ad opera dei comunisti Mao Zedong. L’affermazione comunista aveva radici lontane. Negli anni Trenta i comunisti avevano dovuto combattere i nazionalisti di Jiang Jeshi, che avevano costretto l’Armata comunista alla <<lunga marcia>>.
L’1 ottobre 1949 Mao Zedong proclamò a Pechino la Repubblica Popolare della Cina. Lo sconfitto Jiang Jeshi respirò nell’isola di Taiwan.
Considerata con ostilità dagli Stati Uniti, la Cina si alleò con l’Unione Sovietica, ma l’alleanza non durò a lungo.
Il piano Marshall fu decisivo nel favorire la straordinaria ripresa dell’economia europea e rafforzò i legami del mondo occidentale con gli Stati Uniti.
Il 4 aprile del 1949 gli Stati Uniti, la Francia, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, il Canada , la Norvegia, la Danimarca, l’Islanda, il Portogallo e l’Italia firmarono il Patto Atlantico. Con tale patto tutti questi Stati si organizzavano in un’alleanza militare: la NATO a difesa del <<mondo libero>>.
Contemporaneamente continuava nell’Europa orientale l’avanzata del comunismo, che Stalin impose anche nei paesi in cui la maggioranza della popolazione lo rifiutava.
Prendendo a pretesto l’entrata della Repubblica Federale Tedesca nella NATO, nel 1955 anche i paesi comunisti si unirono in un’alleanza militare: il Patto di Varsavia.
Il mondo era ormai divisi in due blocchi contrapposti:
• Quello occidentale, guidato dagli Stati Uniti, caratterizzato da un’economia capitalista e da un’organizzazione politica liberale;
• Quello comunista, guidato dall’Unione Sovietica, caratterizzato da un’economia controllata dallo Stato e da un’organizzazione politica totalitaria.
Non furono però evitate decine di guerre locali e quello scontro sistematico tra USA e URSS che è stato chiamato guerra fredda: una guerra non combattuta con le armi da fuoco, ma con quelle della diplomazia, dell’economia e dell’ideologia. Una guerra di civiltà.
La guerra restò fredda anche a causa del cosiddetto equilibrio del terrore: la pace e l’equilibrio, cioè non furono garantiti nell’accordo tra gli Stati, ma dal terrore di una guerra catastrofica.
Ben presto, l’Unione Sovietica riuscì a recuperare il suo ritardo rispetto agli USA : nel 1949 fece esplodere la sua prima bomba atomica; nel 1953, solo un anno dopo gli USA, era in possesso di una bomba all’idrogeno (bomba H).
Da quel momento la gara tra le superpotenze riguardò anche la costruzione di armi atomiche più potenti e più precise.
Il piano Marshall fu di grande stimolo per l’Europa. Il sogno di un’Europa unita nel segno della pace e della libera circolazione delle merci e dei capitali era stato fatto proprio da uomini di diverso orientamento politico.
Il primo passo concentrato in direzione dell’unita europea fu la costituzione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio): aveva come obiettivo il coordinamento della produzione e dei prezzi in un settore, quello del carbone e dell’acciaio, di vitale importanza per la grande industria.
Il successo della CECA stimolò i governi a cercare una soluzione di più ampio respiro: nel 1957 venne firmato tra sei Stati europei (Francia, Italia, Germania Federale, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) il Trattato di Roma che istituiva la CEE.
Lo scopo era quello creare il MEC, con il graduale abbattimento delle tariffe doganali e di tutto ciò che era di ostacolo alla libera circolazione delle persone e delle merci.
USA e URSS si presentavano, di fronte a tutti i paesi del mondo, come i campioni di opposte tendenze ideologiche, davanti alle quali ogni Stato della Terra avrebbe dovuto scegliere: o la liberazione del comunismo e lo sviluppo promesso dal capitalismo, o la liberazione dello sfruttamento capitalistico e la realizzazione del socialismo.
L’atto ufficiale di nascita del movimento neutralista internazionale può essere considerata la Conferenza di Bandung cui parteciparono 29 paesi africani e a asiatici.
L’India fu tra i più decisi promotori della conferenza. Tra i paesi <<neutralisti>>, va segnalata la Iugoslavia di Tito leader di uno Stato comunista e federale.
Quando Stalin tentò di sottoporre anche la Iugoslavia al suo potere, Tito difese la libertà suo paese ed entrò in un duro contrasto con Mosca.
La Iugoslavia si accostò a tutte quelle nazioni, specialmente del Terzo mondo, che tentavano di rimanere equidistanti dai due blocchi.
Con Egitto e India, la Iugoslavia fondò nel settembre 1961, a Belgrado, il movimento di non allineati, cioè il movimento di quegli Stati che non si schieravano né con gli USA né con l’URSS.
Negli anni della guerra fredda USA e URSS cercarono di estendere le proprie zone di influenza. Per questo entrarono più volte in contrasto.
La prima grave crisi riguardò Berlino. Una parte della città era controllata dalle potenze occidentali, ma Berlino si trovava interamente nella parte della Germania comunista.
Nel giugno 1948 i Sovietici decisero di bloccare ogni via d’accesso alla città, così da impedire il rifornimento.
L’Europa sembrò sull’orlo di una nuova guerra, ma in crisi si risolse senza interventi militari, gli americani rifornirono Berlino attuando un gigantesco ponte aereo.
La seconda crisi esplose in Asia, un’aerea che dopo l’affermazione del governo comunista Mao Zedong in Cina sembrava destinata a cadere prevalentemente sotto l’influenza sovietica. Fu proprio in Asia che scoppio il primo conflitto <<caldo>> legato alla guerra fredda: la guerra di Corea.
Alla fine della seconda guerra mondiale la Corea era stata divisa in due parti lungo la linea del 38° parallelo: la Corea del Nord, guidata da un governo comunista, e la Corea del Sud, alleata degli americani.
Dopo alcuni incidenti di frontiera, la Corea del Nord, armata dai Sovietici, aggredì quella del Sud.
Gli Americani riuscirono rapidamente a respingere i Nordcoereani e, nell’ottobre del 1950, oltrepassarono al loro volta il 38° parallelo.
Nel 1951 Truman decise di avviare le trattative. La guerra terminò nel 1953 con la riaffermazione del confine del 38° parallelo.
La guerra di Corea, prima <guerra calda>> in un contesto di guerra fredda, fu anche la prima guerra combattuta dall’ONU.
La guerra provocò oltre un milione di morti, tra Cinesi, Nord e Sudcoreani .